Nella nostra prima intervista per la rubrica “I valori della sostenibilità” incontriamo Cristina Iodice attualmente Global Head of Sales” per Furla.
Ciao Cristina, benvenuta nella nostra rubrica “i valori della sostenibilità” ci racconti il tuo background lavorativo e di come sei entrata nel mondo della moda?
La mia carriera nella moda è iniziata più di 12 anni fa, quando ho iniziato a lavorare sul marchio Guess concentrandomi sullo sviluppo della categoria orologi e gioielli in tutta l’area EMEA. Nel 2019 sono diventata “Global Head of Sales” per Furla responsabile dello sviluppo e la crescita principalmente della categoria orologi a livello globale.
In questi anni hai fatto un’esperienza a livello globale che ti porta a conoscere diverse realtà. A tale fine puoi il dirci quali Paesi trovi più attenti alla “sostenibilità ambientale” e raccontarci un buono esempio che consigli alle case di moda di seguire?
Quando penso ai paesi che si occupano dell’ambiente, i paesi che mi vengono in mente sono i paesi Scandinavi, in particolare la Svezia. In Svezia l’abbigliamento organico e sostenibile è ben distribuito e facilmente accessibile. H&M, il gigante di fast fashion svedese e’ un ottimo esempio. Nel 2019 il 97% dei suoi capi hanno utilizzato cotone riciclato or altro cotone sostenibile e dal 2020 tutte le collezioni utilizzeranno cotone sostenibile. Inoltre, il 57 % dei suoi materiali è ora riciclato o ricavato in modo più sostenibile, compiendo così passi verso il suo obiettivo del 100% per il 2030.
Qual è il tuo punto di vista sulla moda sostenibile?
Credo che la moda sostenibile sia il futuro dell’industria della moda. La moda deve essere più rispettosa dell’ambiente non solo perché e necessario per tutelare il nostro ambiente ma e’ anche uno dei requisiti fondamentali per riuscire ad attirare una cliente più giovane specialmente i Gen Z. I consumatori più giovani lo vedono la tutela del ambiente come un “must have”. Tuttavia, per poter attirare un pubblico più ampio, questi prodotti sostenibili devono essere più accessibile sia a livello di distribuzione sia di prezzo.
Quello della moda sostenibile è un argomento di cui si parla molto ed è diventato un approccio standard per molti fashion brand, per la tua azienda è lo stesso e in che modo vi state avvicinando alla sostenibilità?
Sì, abbiamo e continuiamo a lavorare su prodotti sostenibili soprattutto sul lato del packaging dove abbiamo usato carta rinnovabile, coloranti vegani. Su alcuni dei nostri prodotti principali abbiamo utilizzato pelli eco friendly che utilizzano Pelle sostenibili al 90% e acque purificate senza uso di solventi. Ma non siamo ancora arrivati al punto dove abbiamo intere linee di prodotti sostenibili ci vorrà ancora del tempo.
Nel corso di questa pandemia che ha colpito tutto il mondo, Giorgio Armani in una lettera a WWD ha affermato “che questa crisi è una meravigliosa opportunità per rallentare e riallineare tutto”. Pensi che un ritorno allo slow fashion è prerogativa di una moda più sostenibile.
Sicuramente nell’ambito della moda c’e’ un eccesso di consumi che non è più sostenibile e qualcosa sicuramente dovrà cambiare. Ci sono tanti modi per ridurre l’eccesso nel settore ad esempio semplicemente riducendo il numero di campioni prodotti per le sfilate della moda. Ciò avverrà per default man mano che le case di moda riducono i costi. Credo, tuttavia, che questa pandemia abbia cambiato la mentalità dei consumatori e li abbia fatti rivalutare ciò che è importante. Le persone cominciano a rendersi conto di poter vivere con meno e spendere meno. Non sono sicura che si tratti di un cambiamento a lungo termine, questo è da vedere.
Cosa pensi si può conciliare fast fashion e ambiente?
Il fast fashion sta facendo progressi anche nel campo della sostenibilità. H&M è un buon esempio di un’azienda che ha fatto della sostenibilità uno dei suoi valori fondamentali. Hanno sviluppato programmi sostenibili fin dagli anni ’90 con l’obiettivo di utilizzare materiali riciclati e sostenibili al 100% entro il 2030. Secondo me sono due settore che si possono conciliare.
A che Valori pensi che il mondo della moda debba rifarsi per diffondere la “cultura della sostenibilità”?
L’industria della moda è il secondo più grande inquinatore del mondo e non sono sicuro che molte persone ne sono a conoscenza. Credo che ci sia una mancanza di consapevolezza da parte dell’opinione pubblica del vero impatto sull’ambiente del settore della moda. Penso che sia importante che le aziende che adottano la moda sostenibile comunicano ai consumatori l’impatto positivo che i cambiamenti che stanno implementando avranno sull’ambiente a breve e lungo termine.
L’ONU ha fissato gli obiettivi per un mondo più sostenibile al 2030, sulla base di questo come ti immagini il mondo della moda tra qui a dieci anni?
Credo davvero che l’alta moda possa rallenterà e adottare il concetto di “Buy Less, Choose Well, and Make it Last,” come sostiene Vivienne Westwood. Attualmente, esiste una sovrapproduzione di capi che alla fine porta a svendere molti prodotti e una riduzione dei profitti delle aziende. Per cui una maggior attenzione alla gestione del magazzino e’ fondamentale per evitare sprechi e riuscire a soddisfare domanda e offerta. Secondo me fra 10 anni il sostenibile e prodotti riciclati saranno la norma e non più un eccezione sia per l’alta moda sia per il fast fashion.